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Roma, 23 novembre 2001
"TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL"
E' IL NUOVO NOME DELLA REGIONE, IN ITALIANO E IN TEDESCO

Comunicato stampa di Marco Boato

E' francamente sconcertante la recente polemica che ha contrapposto il presidente del Consiglio regionale, Franz Pahl, alla presidente della Regione, Margherita Cogo, in merito alla nuova denominazione bilingue "Trentino-Alto Adige/Sudtirol" introdotta nel nuovo articolo 116 della Costituzione, entrato in vigore lo scorso 8 novembre dopo il referendum confermativo del 7 ottobre.

Nella scorsa legislatura ho personalmente fatto parte sia della Bicamerale D'Alema, che già aveva fatto approvare in Aula alla Camera questa innovazione costituzionale, sia della Commissione Affari costituzionali della Camera, che ha successivamente elaborato il testo del nuovo Titolo V della seconda parte della Costituzione, e ho partecipato alla seduta della Camera, il 21 settembre 2000, nella quale è stato approvato l'articolo che ha introdotto, per la nostra Regione e per la Valle d'Aosta, la denominazione bilingue in Costituzione, con la dichiarata e conclamata opposizione da parte di Alleanza Nazionale.

Non vi è alcun dubbio che "Trentino-Alto Adige/Sudtirol" costituisca la nuova denominazione bilingue della Regione. Non si tratta solo di una mera "forma di riguardo nei confronti della popolazione tedesca", come sostenuto da Franz Pahl, ma di una scelta costituzionale di portata storica, perché (come per la Valle d'Aosta) per la prima volta nella Costituzione del 1948 viene introdotta appunto la denominazione bilingue di due Regioni.

Il vice-presidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Hermann Thaler, è arrivato a dichiarare: "In ogni caso ciò non comporta la creazione di un doppio nome tedesco-italiano, come adesso s'inventa la presidente Cogo". In realtà, la presidente Cogo non si è inventata proprio nulla: "la creazione di un doppio nome tedesco-italiano" è proprio ciò che ha inteso decidere il Parlamento e che il referendum del 7 ottobre ha solennemente confermato.

Paradossalmente le infondate interpretazioni di Pahl e Thaler sono perfettamente simmetriche alle obiezioni nazionalistiche con cui AN alla Camera aveva cercato di opporsi alla nuova denominazione bilingue, approvata ovviamente anche con i voti della SVP.

Bene ha fatto la Presidente Cogo a riferirsi all'art. 10 della legge costituzionale, che prevede l'immediata applicabilità del nuovo articolo 116, come di altri articoli, senza attendere la futura riforma dello Statuto. Se si contesta tale applicabilità in questo caso, altrettanto dovrebbe farsi per altri articoli del nuovo testo costituzionale, che invece proprio con la norma transitoria contenuta nell'art.10 il Parlamento ha deciso di rendere immediatamente applicabili anche alle Regioni a Statuto speciale, prima della futura revisione costituzionale dei loro Statuti.

E' singolare che una importante innovazione costituzionale, condivisa e sostenuta anche dalla SVP (giustamente), abbia trovato, in sede di approvazione parlamentare, l'opposizione di un malinteso nazionalismo italiano (AN), e trovi ora, in sede di doverosa e immediata applicazione, l'opposizione di un altrettanto malinteso nazionalismo tedesco (Pahl e Thaler).

La nuova denominazione bilingue (e quindi necessariamente identica in italiano e in tedesco) della Regione "Trentino-Alto Adige/Sudtirol" è una conquista positiva, all'insegna della convivenza plurilingue e del rispetto di tutte le identità. Nella precedente denominazione, l'identità "tedesca" non era riconosciuta in Costituzione e quindi nella denominazione ufficiale della Regione. Ora che, giustamente, in Costituzione la doppia identità ha fatto ingresso, c'è chi vorrebbe ignorare l'identità "italiana" nella denominazione tedesca.

Ma il testo della Costituzione non è un giocattolo che si può smontare o rimontare ad libitum (di Pahl o di Thaler), tanto più che rappresenta una conquista positiva per tutti, italiani e tedeschi. Bene ha fatto la presidente Cogo a ricordarlo, e del resto non avrebbe potuto operare altrimenti: l'ha fatto per convinzione, ma l'avrebbe comunque dovuto fare per dovere istituzionale e adempimento costituzionale.

Marco Boato
Presidente del Gruppo Misto della Camera

 

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